Tiziano
Dorandi, Nell’officina dei classici. Come
lavoravano gli autori antichi, Carocci, 2007
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Cospicua
dottrina e ampio panorama bibliografico per una organica raccolta di saggi che
ripartono dalla questione pasqualiana delle varianti d’autore, dagli studi di
Cavallo, da una bella conoscenza dei frammenti ercolanensi dell’opera di
Filodemo di Gadara per fare il punto sulle nostre effettive conoscenze sulla œkdosij
e in generale sul lavoro
della scrittura e della diffusione in pubblico dei testi nell’antichità.
La capacità di muoversi
tra citazioni anche squisite di autori non tutti celeberrimi della classicità
non può non affascinare il lettore in odore di formazione filologica, che non
sia troppo disturbato dalla frequente ripartenza del discorso in prima persona.
Richiamare gli allievi di
ogni anno di corso in cui ci si occupi di testi letterari all’attenzione sul
destino dei libri nella loro fisicità, sulle circostanze della pubblicazione e
della diffusione, non è affatto erudizione altamente incompatibile con gli
interessi dell’età evolutiva o con il poco tempo a disposizione del docente.
Serve a far avere fiducia nella materiale storicità delle attestazioni dello
spirito. La ricerca della concretezza o il tentativo di riavvicinamento dei
programmi di studio alla vita reale ha provocato così tante fantasie (mania
degli stage, velleitaria concentrazione sulla contemporaneità, scelte
programmatiche localistiche) da porre l’esigenza di qualche nuova via. Il richiamo al testo come cosa, tra gli altri
aspetti dell’analisi testuale, stimola nell’alunno la convinzione di avere a
che fare con qualcosa di esistito davvero. E’ un recupero di concretezza nella
didattica fondata sulla selezione antologica, ma condotta in modo da evitare
ogni forzato riferimento ad una realtà troppo quotidiana che di per sè sarebbe
a distruggere invece la dimensione storica nell’approccio al testo.
Anche in tal senso si
consiglia la lettura dei saggi di questa raccolta.