Giovanni
Raboni, Alcesti o la Recita dell’esilio,
Garzanti
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Moglie, marito
e suocero fuggono da una dittaura o qualcosa del genere. In un teatro
abbandonato sono nascosti ad attendere la fuga verso la libertà. Solo due di
loro però possono salire su una nave che li attende. Qualcuno dovrà
sacrificarsi.
Dramma
in versi che evoca non solo ad ipotesto il dramma
euripideo, ma anche, scopertamente (per rendere la pièce quanto basta metateatrale), con l’ambientazione nella scena
di un teatro fatiscente dove Sara (la moglie) aveva interpretato l’eroina che
dà la vita per il marito.
Non
nuova la volontà di recuperare il mito antico tra i drammi di moderne tirannie
ma neppur priva di qualche stimolo per la presentazione del tragico classico
alle nuove generazioni liceali.
Ben
riambientata la ¹suc
a sconcertante dell’inizio della
tragedia antica.
Purtroppo del tutto assente la
potenza dell’ ¥rti manq£nw pronunciato dall’Admeto euripideo.